ATTENZIONE: questa recensione contiene SPOILERS! Siete avvisati.
Il mondo secondo Garp è un romanzo di John Irving pubblicato nel 1978.
E' un libro che ha riscontrato subito un enorme successo, tanto che ne fu girato il film con Robin Williams nel 1982, quindi avevo aspettative molto alte quando ho cominciato a leggerlo. E devo ammettere che, prima di amarlo, per le prime 200 pagine e passa l'ho quasi detestato.
Cominciando con ordine: Il mondo secondo Garp segue principalmente la vita dei due protagonisti, T.S. Garp (il cui nome consiste nelle sue sole iniziali), e sua madre Jenny Fields. Jenny e Garp sono due persone molto particolari; lui è un aspirante scrittore molto sicuro di sé, lei è una donna altrettanto certa che la sua visione del mondo sia la sola e unica. Tanto per farne un esempio, il romanzo comincia con l'accoltellamento da parte di Jenny di un soldato che aveva commesso l'imperdonabile errore di rivolgerle i suoi apprezzamenti in un cinema.
Jenny è una femminista convintissima, anche se non sa di esserlo, almeno non fino a quando non pubblica la sua autobiografia Sessualmente sospetta che la renderà una celebrità e un punto di riferimento per tutte le femministe del mondo. Per intenderci, Jenny Fields è l'emblema dell'affermazione "Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce di una bicicletta".
T.S. Garp, dal canto suo, decide che diventerà scrittore per conquistare la figlia dell'allenatore di pugilato della sua scuola, e da quel momento non dubita per un solo istante del suo talento e delle sue capacità di romanziere. E' ambizioso, il che è certamente una buona qualità in una persona, ma lo è a tal punto da risultare quasi insopportabile.
Ed è questo il motivo per cui ho detestato la prima metà del libro: Jenny e Garp mi stavano antipatici in un modo non credo mai eguagliato da un altro personaggio in tutti i libri che ho letto finora. Non era il tipo di odio che si riserva ad un cattivo, era il fastidio misto a disappunto di quando quel protagonista per cui tu, lettore, dovresti parteggiare con tutto te stesso ti sta simpatico quanto un calcio sui denti.
Poi è arrivato quel fatidico tredicesimo capitolo.
Leggendo quelle pagine ho toccato il vertice massimo del mio odio nei confronti di Garp e poi, subito dopo, così, magicamente, ho finito il libro in un pomeriggio e mi sono accorta che in realtà mi era piaciuto un sacco.
Vi avverto di nuovo che è uno SPOILER!! abbastanza grandino.
Dunque adesso vi racconto.
Garp è riuscito a diventare scrittore e ha sposato la figlia dell'allenatore, tale Helen Holm, come dicevamo poco fa. Garp e Helen hanno due figli, Duncan e Walt, rispettivamente di dieci e sei anni mi sembra (potrebbero anche essere nove e cinque).
Arrivati a questo punto del libro il nostro Garp ha già tradito Helen due volte con due babysitter diverse, senza contare uno scambio di coppia che Helen non ha gradito molto ma lui, Garp, eccome. Helen tutto questo lo sa e si è messa l'anima in pace che il suo Garp proprio non riesca a tenersi addosso le mutande, pace e amen, tanto lui ama lei.
Poi un giorno Helen, che di mestiere fa l'insegnante in un college maschile, mette gli occhi su uno studente (Michael Milton) e comincia ad andarci a letto di tanto in tanto.
Garp lo scopre e si dispera.
Ora, Helen non ne aveva fatto una tragedia per le due babysitter, anzi, l'aveva presa estremamente bene. Da parte di Garp mi aspettavo non dico comprensione, ma almeno che ingoiasse al cosa, perchè da parte sua non poteva proprio dirle niente.
Invece lui fa una scenata tale che alla fine porta i bambini al cinema (nonostante la tempesta e la febbre di Walt) e la lascia da sola a casa a telefonare al suo studente per mollarlo. (Piccolo inciso: Garp è un genitore apprensivo oltre i limiti del soffocamento.)
Helen chiama il suo amico, il quale non riesce a farsene una ragione e si precipita in macchina a casa Garp dove lei, per non farlo entrare dentro casa (cosa che Garp le aveva espressamente proibito) gli concede un pompino d'addio in macchina sul vialetto d'ingresso.
Contemporaneamente al cinema Garp comincia a dare di matto. Telefona a casa per sentire se Helen è lì come gli aveva promesso o è andata dal suo studente. Helen ovviamente non può rispondere perché in quel momento è piuttosto impegnata, quindi Garp va nel panico. Prende i bambini e corre a casa in macchina.
Imbocca il vialetto di casa sua a tutto gas con i fari spenti e i finestrini pieni di fango e pioggia e si schianta contro al macchina dell'amichetto di Helen.
Ecco il risultato: Helen e Garp ne escono con qualche ammaccatura, morsi alla lingua, mandibola rotta, spalla slogata e capocciate varie. L'amico di Helen si ritrova improvvisamente con i tre quarti del suo armamentario in meno. E Duncan e Walt, che in tutta questa storia non centravano proprio per niente, sono quelli a rimetterci di più: Duncan perde un occhio, Walt muore.
Tatatataaan.
A questo punto ho lanciato il libro dall'altra parte della stanza e sono andata in cucina a mangiare per dimenticare.
Poi sono andata avanti a leggere e ho cambiato idea. Ecco quello che ho capito.
Garp, quell'irresponsabile idiota pieno di sé che all'inizio del libro mi stava tanto antipatico, in realtà all'inizio del libro era solo un ragazzino, quindi era normale che fosse così irresponsabile, pieno di sé e idiota. Crescendo era diventato un adulto apprensivo e preoccupato per qualsiasi cosa. Credeva ciecamente nella sua scrittura, ma scriveva pochissimo e quando lo faceva i suoi erano testi rabbiosi e sempre più cinici.
Alla fine del libro guardi indietro a tutte le cretinate che ha fatto e rivedi le sue speranze, la sua buona fede, i suoi errori involontari e tutte quelle altre cose che vedo anche nella mia di vita quando guardo indietro. Garp è solo un tipo qualsiasi a cui accadono cose qualsiasi, a volte divertenti, a volte tragiche.
Anche Jenny: lei ha tutte le sue strane convinzioni che si tiene per sé nella sua strana vita solitaria fino al momento in cui si trova lanciata alla ribalta dal libro che scrive e da quel momento in poi è tutto un capitombolare da una situazione che non comprende all'altra.
E' uno di quegli esempi di un gran bel libro la cui storia non ti piace affatto perché ti mostra situazioni ed emozioni che ti toccano troppo da vicino e che non ti piace vedere. Proprio per questo è un gran bel libro. Come anche ad esempio Il Signore delle Mosche di William Golding e le Metamorfosi di Kafka (non che io abbia paura di svegliarmi scarafaggio: la parte che mi toccava da vicino e bla bla bla era il rifiuto dei genitori e tutto il resto). Chiudi il libro e pensi "Ma guarda te che schifo" mentre in realtà è la cosa migliore che leggi da un bel pezzo.
Da parte di Irving è stata una bella prova: scrivere tutto un libro con un protagonista che per buona parte della storia risulta obiettivamente antipatico è un rischio pericoloso.
Quindi se non l'avete letto vi consiglio vivamente di farlo.
Se l'avete già fatto magari vi va di commentare e farci sapere cosa ne pensate voi.
Peace and love
Scout