domenica 4 agosto 2013

Alla ricerca della felicità


Salve Raccooners!
Qui Scout che parla.

C’è una cosa di cui io e Belle abbiamo parlato un paio di mesi fa, e cioè di che cosa determina la felicità di una persona nella vita.
Ipotesi numero uno: la ricerca e la scoperta del “true love”, il vero amore.
Ipotesi numero due: un sogno, una passione, insomma quello che riteniamo essere il nostro scopo nella vita.
Ne abbiamo parlato a lungo senza arrivare a una conclusione unanime. O almeno, io non riesco ad arrivare a una sola conclusione; personalmente, preferisco immaginarmi la cosa più come una specie di diagramma a torta, avete presente?


Simile a questo, solo che nel mio ogni spicchio porta il nome di, ad esempio, l’amore, la famiglia, gli amici, il famoso “scopo della vita”, i sogni, gli hobby, fino a quel tipo di cose che ti rendono felice lì sul momento, come una bella canzone o la cioccolata.

Insomma, alla fine abbiamo deciso che in generale lo spicchio del true love è quello più grande e importante, quello che garantisce la maggiore felicità.
Dopo tutto questo discorso, però, mi restava ancora qualche dubbio: ci saranno persone per cui, ad esempio, la carriera è più importante dell’amore, no?
Ci saranno persone che scelgono qualcos’altro e che sono rese felici per la maggior parte da qualcos’altro, e non dall’amore. Può darsi che in realtà non sia possibile delineare uno schema universalmente valido, ma che ognuno abbia le proprie priorità.

Quindi mi sono messa a cercare un po’ di esempi.
Per prima cosa ho cercato nella vita reale, ma non ho trovato molte risposte. Nella realtà tutto è così instabile e in continuo cambiamento che non è possibile trarre conclusioni che non finiscano in frantumi dopo un po’ di tempo. Gli adulti che conosco, ad esempio, mi sembrano dare egualmente peso all’amore e al lavoro. Se hanno problemi con il lavoro (intendo problemi di motivazione e soddisfazione) tendono a mandare a puttane anche il resto delle loro possibili fonti di felicità, come l’amore, e quindi anche la carriera deve occupare un posto piuttosto importante nel loro diagramma a torta personale.

Quindi sono passata agli esempi nel cinema e nella letteratura.
Anche qui, però, c’è un tranello: la maggior parte delle trame di film e libri sono congegnate in modo da andare incontro ai desideri del massimo target possibile. Per questo motivo in ogni storia, assolutamente ogni storia, quando il protagonista si trova in una qualsiasi situazione difficile gli viene aggiunto sopra anche il pathos di una storia d’amore tormentata.
Praticamente ogni volta il nostro protagonista si troverà nella condizione di dover scegliere tra la più semplice risoluzione di tutti i suoi problemi o il conseguimento del suo progetto iniziale e l’avverarsi della storia d’amore. E praticamente ogni volta sceglierà l’amore e tutti usciranno dal cinema col cuore pieno di gioia.
True story.
E quindi non si può fare affidamento neanche su questo.
Dunque quello su cui si può fare affidamento, secondo me, sono i film tratti da storie reali (vere storie reali, non Paranormal Activity) e i libri non romanzati.

Devo ammettere, adesso, che non ho ancora trovato una risposta che mi convinca alla domanda. Sono ancora in fase di ricerca.
Scrivo qui di seguito due esempi che ho trovato ultimamente che sostengono l'uno la prima, l’altro la seconda ipotesi.

A sostegno dell’amore abbiamo una frase tratta dal Profeta di Kahlil Gibran:
“E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui, anche se la spada nascosta tra le sue penne può ferirvi. E quando esso vi parla, credetegli, anche se la sua voce può infrangere i vostri sogni come il vento del nord quando devasta il vostro giardino.”


A sostegno dei sogni c’è il film Amelia, uscito nel 2009 e diretto da Mira Nair, con Hilary Swank nel ruolo della protagonista.
Il film racconta in maniera penso piuttosto fedele la vita di Amelia Earhart, la prima aviatrice donna ad aver attraversato il pacifico in solitaria e ad aver tentato di fare il giro del mondo in aeroplano.
Il motivo per cui l’ho preso come secondo esempio è che Amelia, pur essendo innamorata di suo marito (interpretato da Richard Gere) e considerando molto importante la loro relazione, alla fine lo abbandona per inseguire la sua passione, il volo.
Per tutta la vita spende tutte le sue risorse e le sue energie per finanziare e sostenere la sua passione e alla fine muore per essa. Cosciente di tutti i rischi, saluta il marito, che l’aveva pregata di rimanere con lui, e parte semplicemente perché non potrebbe fare altrimenti, ne va della sua felicità.


Ecco.
In definitiva, quindi, non penso neanche che ci sia una sola risposta. Sono sempre più convinta che dipenda unicamente da ciascuno di noi.
Voi cosa ne pensate?

Peace and Love, Raccooners.
Scout

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